Ciao a tutti
dalla bionda svampita.
Vorrei
iniziare col dire “Oggi faremo una bella recensione di EMME”, ma credo che
quando annuncerò il libro che prenderemo in “esame” mi lincerete.
Tuttavia è
una mia unica opinione, nata ovviamente dalla lettura del romanzo ora che ho 38
anni.
Se lo avessi
letto da ragazzina probabilmente mi sarebbe rimasto nel cuore per le emozioni e
nella testa per non aver capito determinati passaggi, e avrei pensato che la
mia giovane età mi era di intralcio.
Siccome l’ho
però letto alla mia veneranda età, no…so benissimo che non è la mia capacità
intellettiva a non aver capito quei determinati passaggi ma il semplice fatto
che siano scritti male. Quasi da scrittrice di young adult, con tutto il
rispetto ma parliamoci chiaro, dalla Bronte mi aspetto di più che da Cassandra
Clare.
Vi faccio un
piccolo esempio, ho visto un film da ragazza, a 21 anni, Battle Royal, un film
dove tutti i sentimenti provati per fratelli, sorelle, genitori e amici ti si
riversano contro per la violenza gratuita e la paura che permea il film.
Guardatelo e poi mi saprete dire. Ecco, a 30 anni vidi per la prima volta
Arancia Meccanica… un film molto maschile, dove le donne sono oggetti sessuali
e le scene sono riscontrabili in un qualsiasi Law&Order… non mi odiate,
non ho detto che non lo considero un capolavoro, non è così infatti ma è una
mia opinione e non sono una cineasta quindi non potrei dire cosa sia o meno un
capolavoro, io vado di logica. A 21 vedo film violenti, a 30 ne vedo uno che
negli anni 70 faceva scalpore, come può farmi provare orrore e vergogna?
Questo è ciò
che mi è accaduto con Jane Eyre, leggendolo dopo aver già letto milioni di
romanzetti rosa e romanzi come Romeo e Giulietta in prosa o Carol della
Highsmith.
Quindi
partiamo, oggi parliamo di Jane Eyre, il libro e non il film, anche se per
determinate parti parleremo anche di questo.
Charlotte
Bronte è figlia di un gregario della chiesa, blablabla, vive con parecchie
delle sue sorelle, blablabla, soprattutto da ragazzina la mandano ad una scuola
per figli di ecclesiasti per imparare cosa (le buone maniere?) non si sa visto
che il collegio viene definito spoglio, squallido, con cibo scarso e pochissima
igiene, infatti due delle sue sorelle prenderanno la tubercolosi e ne moriranno
in giovanissima età.
Questo
istituto sarà una delle parti integranti, e quella che io ho trovato pressoché
perfetta, della prima parte del romanzo, scritta
bene, coinvolgente, soprattutto quando incontra la migliore amica che poi per
l’appunto morirà.
Fino a quel
momento era la storia dolce e saffica di una ragazzina cupa palesemente
omosessuale, basti pensare a come adora una delle sue insegnanti.
Jane viene
continuamente descritta in maniera attiva dai personaggi della storia come una
donna di carattere e passionale, ma dal primo istante in cui si legge il libro,
questa passionalità non esiste minimamente. Jane appare una ragazza cupa,
sottomessa e obbediente, la classica serva di casa. Come tra l’altro viene
descritta nel film di Zeffirelli.
Viene
spedita a casa dell’aristocratico Rochester, per badare alla figlioletta di
lui.
E sempre qui
chiunque vede Jane non fa che dirle, senza alcuna motivazione, che lei è forte,
coraggiosa, e passionale.
La storia
con Rochester è praticamente ciò che lei provava e faceva col suo professore,
una volta che andando a Bruxelle volle incrementare i suoi studi.
Praticamente
il libro, dalle azioni di Jane, dimostra quanto sia un piccolo avvoltoio: fermo, immobile, con occhi indagatori che scruta gli esseri viventi che vivono la loro
vita, incapace di scendere nel pieno delle emozioni forti.
Dalle parole invece
che l’autrice fa declamare a qualsiasi personaggio la incontri, Jane
sembrerebbe una panterona, Jessica Rabbitt in abito scintillante ma nero.
Gli altri
personaggi non sono molto distinguibili, la storia parla di lei e di come gli
altri le reagiscono.
Abbiamo però
Rochester, il bel tenebroso in questo caso identico al film, o dovrei dire che
il film è identico al libro.
Bruttino, ma
voglioso di una vergine nel suo letto. Non si capisce perché si innamori di
Jane, anche se magari vedersela lì zitta e muta sempre obbediente può far capitolare
qualsiasi uomo.
La figlia di
Rochester “sparisce” quasi subito.
Quando la
ragazza scappa da casa Rochester, dopo averne sposato il padrone ed aver
scoperto che lui ha una moglie pazza(complimenti per avere informato quella
ragazzina di cui ti dichiaravi innamorato), si ritrova nella brughiera, e per
un bel pezzo di romanzo la vedremo morire lentamente di fame nell’umido del
buco tra le rocce dove si trova.
Per un
istante mi è anche piaciuto leggere delle descrizioni della brughiera, poi dopo
una, due e tre pagine ho pensato “si ok, ma mica mi ci devo comprare casa, a
che mi serve saperne la conformazione millimetrica?”.
Poi ci sono
John Rivers e le sue due sorelle, dove lei va a vivere dopo casa Rochester.
Anche qui,
da come Jane descrive il rapporto con loro si capisce che è più propensa ad un
rapporto saffico, e infatti li per li attira a sé John il fratello pastore
delle due. Un uomo severo, ligio alla morale ed al lavoro, un uomo che la vuole
solo ed esclusivamente perché non rasenta il minimo peccato che alcun uomo
possa provare. In altre parole, non è attratto da lei, la vede come se stesso,
un uomo tranquillo. Quindi siccome è un pastore dell’ottocento, trova di
conforto il non provare pulsioni per una donna.
Il finale lo
conoscete, è tra l’altro molto bello solo quello del film.
Nel libro mi
sono ampiamente rotta le cosiddette a leggere solo descrizioni di luoghi e
frasi dei personaggi per farmi capire come sono i loro caratteri… io dovrei
riuscire ad arrivarci da sola, mediante la caratterizzazione del personaggio se fatta bene, e
non perché mi viene riferito senza il supporto delle prove.
Charlotte Bronte
agli inizi della sua vita ebbe difficoltà a farsi pubblicare i romanzi, usò uno
pseudonimo maschile. Non era tranquilla, a come viene descritta dalle azioni
che commette sulle sue sorelle, e sulle altre scrittrici sembra invidiosa e
impertinente.
Cercherà in
ogni modo di non far pubblicare alla sorella Anne il romanzo “La Signora di
Widfall Hall” perché giudicato da lei non idoneo (parla di una donna che vuole
divorziare dal marito violento ed ubriaco),per lei questi discorsi forse erano
troppo reali, e parlavano di emozioni vere e proprie, mentre nei suoi romanzi
Charlotte deve, ripeto, mostrare i sentimenti tramite i discorsi diretti e non
con le azioni perché semplicemente non ci riesce.
Invece se la
prenderà con un editore che le consiglia di leggere Jane Austen e più
precisamente Orgoglio e pregiudizio.
Ora, siccome io non l’ho ancora mai letto
non posso fare il paragone, per il momento. Lo farò a breve però perché VOGLIO
assolutamente leggere un altro romanzo di un’altra scrittrice definita da molte
donne GENIALE, e vedere con i miei occhi se questo è o meno vero.
Con questa
mia vi saluto, ricordate sempre che le cose appaiono vere ai vostri occhi solo
se li aprite.
Un saluto
dalla bionda svampita