giovedì 16 aprile 2020

Jane Eyre, storia d'amore scritta male


Ciao a tutti dalla bionda svampita.

Vorrei iniziare col dire “Oggi faremo una bella recensione di EMME”, ma credo che quando annuncerò il libro che prenderemo in “esame” mi lincerete. 
Tuttavia è una mia unica opinione, nata ovviamente dalla lettura del romanzo ora che ho 38 anni.

Se lo avessi letto da ragazzina probabilmente mi sarebbe rimasto nel cuore per le emozioni e nella testa per non aver capito determinati passaggi, e avrei pensato che la mia giovane età mi era di intralcio.

Siccome l’ho però letto alla mia veneranda età, no…so benissimo che non è la mia capacità intellettiva a non aver capito quei determinati passaggi ma il semplice fatto che siano scritti male. Quasi da scrittrice di young adult, con tutto il rispetto ma parliamoci chiaro, dalla Bronte mi aspetto di più che da Cassandra Clare.

Vi faccio un piccolo esempio, ho visto un film da ragazza, a 21 anni, Battle Royal, un film dove tutti i sentimenti provati per fratelli, sorelle, genitori e amici ti si riversano contro per la violenza gratuita e la paura che permea il film. Guardatelo e poi mi saprete dire. Ecco, a 30 anni vidi per la prima volta Arancia Meccanica… un film molto maschile, dove le donne sono oggetti sessuali e le scene sono riscontrabili in un qualsiasi Law&Order… non mi odiate, non ho detto che non lo considero un capolavoro, non è così infatti ma è una mia opinione e non sono una cineasta quindi non potrei dire cosa sia o meno un capolavoro, io vado di logica. A 21 vedo film violenti, a 30 ne vedo uno che negli anni 70 faceva scalpore, come può farmi provare orrore e vergogna?
Questo è ciò che mi è accaduto con Jane Eyre, leggendolo dopo aver già letto milioni di romanzetti rosa e romanzi come Romeo e Giulietta in prosa o Carol della Highsmith.

Quindi partiamo, oggi parliamo di Jane Eyre, il libro e non il film, anche se per determinate parti parleremo anche di questo.


Charlotte Bronte è figlia di un gregario della chiesa, blablabla, vive con parecchie delle sue sorelle, blablabla, soprattutto da ragazzina la mandano ad una scuola per figli di ecclesiasti per imparare cosa (le buone maniere?) non si sa visto che il collegio viene definito spoglio, squallido, con cibo scarso e pochissima igiene, infatti due delle sue sorelle prenderanno la tubercolosi e ne moriranno in giovanissima età.

Questo istituto sarà una delle parti integranti, e quella che io ho trovato pressoché perfetta, della prima parte del romanzo, scritta bene, coinvolgente, soprattutto quando incontra la migliore amica che poi per l’appunto morirà.

Fino a quel momento era la storia dolce e saffica di una ragazzina cupa palesemente omosessuale, basti pensare a come adora una delle sue insegnanti.

Jane viene continuamente descritta in maniera attiva dai personaggi della storia come una donna di carattere e passionale, ma dal primo istante in cui si legge il libro, questa passionalità non esiste minimamente. Jane appare una ragazza cupa, sottomessa e obbediente, la classica serva di casa. Come tra l’altro viene descritta nel film di Zeffirelli.

Viene spedita a casa dell’aristocratico Rochester, per badare alla figlioletta di lui.

E sempre qui chiunque vede Jane non fa che dirle, senza alcuna motivazione, che lei è forte, coraggiosa, e passionale.

La storia con Rochester è praticamente ciò che lei provava e faceva col suo professore, una volta che andando a Bruxelle volle incrementare i suoi studi.
Praticamente il libro, dalle azioni di Jane, dimostra quanto sia un piccolo avvoltoio: fermo, immobile, con occhi indagatori che scruta gli esseri viventi che vivono la loro vita, incapace di scendere nel pieno delle emozioni forti. 

Dalle parole invece che l’autrice fa declamare a qualsiasi personaggio la incontri, Jane sembrerebbe una panterona, Jessica Rabbitt in abito scintillante ma nero.

Gli altri personaggi non sono molto distinguibili, la storia parla di lei e di come gli altri le reagiscono.



Abbiamo però Rochester, il bel tenebroso in questo caso identico al film, o dovrei dire che il film è identico al libro.
Bruttino, ma voglioso di una vergine nel suo letto. Non si capisce perché si innamori di Jane, anche se magari vedersela lì zitta e muta sempre obbediente può far capitolare qualsiasi uomo.

La figlia di Rochester “sparisce” quasi subito.

Quando la ragazza scappa da casa Rochester, dopo averne sposato il padrone ed aver scoperto che lui ha una moglie pazza(complimenti per avere informato quella ragazzina di cui ti dichiaravi innamorato), si ritrova nella brughiera, e per un bel pezzo di romanzo la vedremo morire lentamente di fame nell’umido del buco tra le rocce dove si trova.


Per un istante mi è anche piaciuto leggere delle descrizioni della brughiera, poi dopo una, due e tre pagine ho pensato “si ok, ma mica mi ci devo comprare casa, a che mi serve saperne la conformazione millimetrica?”.


Poi ci sono John Rivers e le sue due sorelle, dove lei va a vivere dopo casa Rochester.


Anche qui, da come Jane descrive il rapporto con loro si capisce che è più propensa ad un rapporto saffico, e infatti li per li attira a sé John il fratello pastore delle due. Un uomo severo, ligio alla morale ed al lavoro, un uomo che la vuole solo ed esclusivamente perché non rasenta il minimo peccato che alcun uomo possa provare. In altre parole, non è attratto da lei, la vede come se stesso, un uomo tranquillo. Quindi siccome è un pastore dell’ottocento, trova di conforto il non provare pulsioni per una donna.


Il finale lo conoscete, è tra l’altro molto bello solo quello del film.

Nel libro mi sono ampiamente rotta le cosiddette a leggere solo descrizioni di luoghi e frasi dei personaggi per farmi capire come sono i loro caratteri… io dovrei riuscire ad arrivarci da sola, mediante la caratterizzazione del personaggio se fatta bene, e non perché mi viene riferito senza il supporto delle prove.

Charlotte Bronte agli inizi della sua vita ebbe difficoltà a farsi pubblicare i romanzi, usò uno pseudonimo maschile. Non era tranquilla, a come viene descritta dalle azioni che commette sulle sue sorelle, e sulle altre scrittrici sembra invidiosa e impertinente.

Cercherà in ogni modo di non far pubblicare alla sorella Anne il romanzo “La Signora di Widfall Hall” perché giudicato da lei non idoneo (parla di una donna che vuole divorziare dal marito violento ed ubriaco),per lei questi discorsi forse erano troppo reali, e parlavano di emozioni vere e proprie, mentre nei suoi romanzi Charlotte deve, ripeto, mostrare i sentimenti tramite i discorsi diretti e non con le azioni perché semplicemente non ci riesce.

Invece se la prenderà con un editore che le consiglia di leggere Jane Austen e più precisamente Orgoglio e pregiudizio.

Ora, siccome io non l’ho ancora mai letto non posso fare il paragone, per il momento. Lo farò a breve però perché VOGLIO assolutamente leggere un altro romanzo di un’altra scrittrice definita da molte donne GENIALE, e vedere con i miei occhi se questo è o meno vero.

Con questa mia vi saluto, ricordate sempre che le cose appaiono vere ai vostri occhi solo se li aprite.

Un saluto dalla bionda svampita

Jeanie dai lunghi capelli

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